Ieri sera OpenAI ha presentato GPT-5.1, con una novità che cambia le regole del gioco: non solo maggiore intelligenza, ma maggiore “umanità”.
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Nel sito di OpenAI è presentato come "a smarter, more conversational ChatGPT"..
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Perché è importante?
GPT-5.1 Instant viene descritto come più “caldo”, più naturale, più preciso nel seguire le istruzioni.
GPT-5.1 Thinking dà il meglio quando servono ragionamenti complessi, pianificazione e catene di strumenti.
E poi c’è la novità assoluta: i preset di personalità – Default, Professional, Friendly, Candid, Quirky, Efficient, Nerdy, Cynical.
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🦾 E qui arriva la parte scomoda:
Il punto non è quanto l’AI diventa simile a noi.
È come cambia noi.
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Se l’AI comincia a parlare il nostro linguaggio emotivo e cognitivo, allora entra direttamente nel nostro modo di pensare.
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GPT-5.1 non è più (solo) uno strumento.
Sarà sempre più una presenza cognitiva nella nostra vita.
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E questo crea tre tensioni nuove:
1️⃣ Dipendenza cognitiva
Non dalle risposte, ma dal processo di pensare insieme all’AI.
Ci piace. Ci alleggerisce. Ci dà ritmo.
E disinnesca la fatica del pensiero complesso.
2️⃣ Delega sottile
Non smettiamo di pensare.
Ma smettiamo di iniziare da soli.
Aspettiamo che “la macchina ci porti da qualche parte”.
3️⃣ Riferimenti emotivi ibridi
Se un modello può essere Friendly, Candid, Quirky o Professional…
Quanto ci vorrà prima che inizi a definire le nostre aspettative verso le persone reali?
L’AI non ci sta rubando il pensiero. Ci sta offrendo un pensiero comodo.
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Sta a noi ricordarci costantemente:
📌 L’AI non deve essere usata per pensare al posto nostro. Ma per costringerci a pensare meglio.
📌 Deve amplificare le nostre capacità, non anestetizzare la complessità.
📌 Il pensiero umano non va delegato: va co-creato.
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Prima di condividere che personalità sceglierai per GPT5.1 nei commenti (la mia è la cinica sicuramente se assomiglia a Monday), chiediti quale personalità vuoi avere tu, nel tuo modo di pensare?
GPT-5.1 è un acceleratore.
Sta a noi decidere se accelerare verso la lucidità… o verso la pigrizia cognitiva.