La differenza tra chi vince con l’AI e chi la subisce?
Una sola parola: Convinzioni.
Una delle cose che mi ha sempre colpito, quando ho sentito per la prima volta Claudio Belotti raccontare la storia della #PNL, circa dieci anni fa, è il motivo per cui è nata: il desiderio di modellare l’eccellenza umana.
Il Modeling è un processo che si concentra sulle eccellenze e cerca di capire che cosa le rende tali, scomponendole in Convinzioni, Stati Emotivi e Strategie, per poi rendere questi elementi replicabili e utili all’umanità.
Tra questi tre fattori, le Convinzioni sono di gran lunga le più importanti, insieme allo Stato Emotivo.
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Da qui nasce una mia sana ossessione, che mi porto dietro da qualche anno:
capire quali convinzioni rendono davvero vincenti i progetti di Intelligenza Artificiale 🦾
Tanto che nel 2024, insieme al Club CMMC - Customer Management Multimedia Competence, abbiamo anche approfondito il tema con un gruppo di giovani talenti aziendali.
Ma la mia curiosità non si è mai esaurita... Così di recente, mi sono imbattuta nel report “AI at Work” di Boston Consulting Group (BCG), che ha coinvolto oltre 10.600 leader, manager e professionisti di 11 paesi, per capire come le aziende stiano vivendo e vincendo la sfida dell’Intelligenza Artificiale.
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Ecco alcune Convinzioni che mi hanno colpita, e che forse possono essere utili anche per te:
1️⃣ Non aggiungono l’AI sopra ciò che esiste.
🔧 Smontano e ricostruiscono.
Ridisegnano i workflow come se l’AI fosse sempre esistita.
Non cercano solo efficienza: cercano un nuovo modo di funzionare.
2️⃣ 👩🏫 Formano le persone finché diventano architetti del cambiamento,
non utenti passivi, ma co-creatori.
3️⃣ Accettano i conflitti.
🔥 Accettano il disagio.
Perché ogni rivoluzione inizia con attriti, non con comfort.
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L’AI non è magia.
Non è “il futuro”.
È uno specchio.
Amplifica ciò che già esiste nella tua azienda: competenze, cultura, processi.
🚧 E se quei processi sono lenti, se la cultura è rigida, se le persone non sono pronte… l’AI amplificherà solo il caos.
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💡 Il punto non è usare l’AI.
Il punto è avere il coraggio di trasformare il DNA della tua azienda.
Anche se significa rompere qualcosa che oggi funziona.
👇 Domanda per i Leader: quante aziende conoscete che vivono davvero queste convinzioni?
Più passa il tempo, più l’AI diventa un vantaggio per chi la sa usare.
Ma quanti stanno davvero aggiornando il proprio software mentale per navigare questo cambiamento?
L’AI non ascolta per capire, ma per predire: ricostruisce contesto, colma vuoti e restituisce ciò che pensa vogliamo. È uno specchio che amplifica chiarezza o confusione, qualità delle domande o superficialità. Il vero upgrade non è tecnico ma umano: imparare ad ascoltare, pensare meglio e fare spazio alla profondità.
La mappa Calculating Empires rivela come comunicazione e tecnologia siano state forze intrecciate per 500 anni, modellando cultura, potere e identità. Guardarla significa vedere che l’AI non è solo tecnica: è architettura di futuro. Le nostre scelte — modelli, parole, sistemi — costruiscono nuovi poteri. La tecnologia non è neutrale: può diventare consapevole, se lo siamo anche noi.
Gemini 3 segna una svolta: omnimodalità fluida, memoria condivisa, “vibe coding” e capacità ingegneristiche da senior. Non è solo un modello più potente, ma una vera estensione cognitiva che cambia il ruolo umano: meno esecuzione, più interpretazione, decisione e progettazione. Una soglia che ridefinisce il futuro dell’IA.
In molti parlano di adozione della tecnologia. Noi la rendiamo naturale. Semplice. Fluida. Intelligente.
