Un report australiano con citazioni inventate svela il vero problema: non le allucinazioni dell’AI, ma la mancanza di cultura digitale di chi la usa. L’AI amplifica tutto — valore o errore — e senza metodo, spirito critico e consapevolezza i rischi diventano enormi. Il fallimento non è tecnologico: è umano.
Molte aziende usano “human-centered” per evitare il cambiamento, rallentando l’adozione dell’AI e proteggendo processi obsoleti. Mettere l’umano al centro significa evoluzione: automatizzare ciò che serve, valorizzare il talento e preparare le persone al futuro, non preservare lo status quo.
Da TEDAI Vienna emergono cinque riflessioni chiave: l’AI come specchio dell’intelligenza umana, l’importanza dell’impatto sul lungo periodo, il salto da semplice assistente a “tool for thought”, il valore delle domande coraggiose e il senso di una vita davvero buona. Il futuro dell’IA non è sostituire, ma amplificare l’umano.
In molti parlano di adozione della tecnologia. Noi la rendiamo naturale. Semplice. Fluida. Intelligente.
