E sì: è vero. Ce l’ha appena confermato il MIT.
Ma aspetta: non è l’AI a spegnerlo. Siamo noi a premere l’interruttore.
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Negli ultimi giorni sono usciti due studi molto interessanti.
Il titolo facile e sensazionalistico che hanno usato i giornalisti per parlarne?
“ChatGPT ci rende più stupidi.”
Il titolo corretto che avrebbero dovuto usare?
“Se lo usiamo per pensare al posto nostro, lo farà. E ci lascerà pure in debito cognitivo.”
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🧪 Lo studio del Massachusetts Institute of Technology dice chiaramente che:
✍️ Scrivere con ChatGPT riduce l’attività cerebrale (sì, lo hanno misurato con l’EEG).
📉 I testi diventano più generici, meno personali.
🤯 E quando poi dobbiamo scrivere senza AI? Il cervello rimane spento. Come dopo un binge su Netflix.
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📉 Lo studio su HBR rincara la dose:
✔️ Lavorare con l’AI migliora la performance.
😐 Ma poi ci annoiamo di più.
🔻 E cala pure la motivazione.
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E quindi? Basta AI?
No. Basta usarla male.
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💡 La ricercatrice Dr. H /Hila Lifshitz (Hán, X也) lo ha spiegato con chiarezza:
L’AI non ci sostituisce.
Ci chiede di cambiare ruolo.
👉 Non siamo più esecutori.
👉 Siamo diventati orchestratori.
Non basta più “usarla”.
Serve guidarla, validarla, integrarla.
Serve pensare con l’AI, non al posto dell’AI.
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🎯 Hila ha teorizzato 3 modi di lavorare con l’AI (scegli tu in quale ti riconosci):
1️⃣ Automation – L’AI fa tutto. Tu ti spegni.
2️⃣ Augmentation – Collabori, cresci.
3️⃣ Exploration – Reinventi il tuo ruolo. Evolvi.
Solo l’ultimo ti rende irrinunciabile.
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Quindi no: non è l’AI che ci rende stupidi.
Ma se la usiamo per evitare ogni sforzo, ogni dubbio, ogni pensiero…
…allora sì: ci spegniamo da soli.
Forse la domanda importante che dobbiamo farci è: come si può allenare un pensiero critico e creativo, quando tutto intorno spinge alla comodità?